Carissime maestre e maestri, carissime professoresse e professori, carissime e carissimi dirigenti scolastici,
a voi un pensiero speciale, siete il vero motore della scuola: se non c’è chi guida la scuola le fatiche si triplicano; se mancano i docenti, vivere la scuola diventa un incubo per tutti. Ora, in questo “tempo altro”, che chiede di reinventare il lavoro contando sulle competenze esistenti, sui supporti disponibili, seguendo linee guida non sempre chiare anzi, a dirla tutta, molto incerte e in continuo cambiamento: le fatiche sono tante. Ma non è la fatica a preoccuparvi, quello che vi strazia (e che chi non è nella scuola non può capire e nemmeno immaginare) è la mancanza di bambini e ragazzi, la mancanza di relazione, di quel contatto umano che fa crescere autenticamente come persone. Mancano tutti quei feedback che durante la lezione fanno comprendere che non si sta imparando solo una disciplina, si impara molto di più, si impara a conoscersi, si impara la fiducia, si impara il sostegno reciproco, l’inclusione, il rispetto, si condividono emozioni che non sono sempre fatte di sorrisi compiaciuti, ma anche di occhi lucidi per la delusione o per la rabbia, perché anche questo fa crescere. Si impara la vita.
In quel piccolo mondo che è la classe, nella più grande galassia che è l’istituto che sta dentro nell’universo della scuola, bambini e ragazzi non crescono da soli, ma alla vostra presenza, donne e uomini che si spendono per gli allievi.
Diciamocelo: è anche grazie allo sforzo che quotidianamente sostenete se oggi, quegli stessi bambini e ragazzi, possono spostare lo sguardo da sé alla comunità, alla società, al loro essere cittadini e possono comprendere cosa sta accadendo, possono capire che la “regola” che vieta di uscire di casa, ha un senso e merita di essere seguita.
Lo stare chiusi in casa costringe voi ad una nuova preoccupazione, che non è solo ed esclusivamente quella di conoscere la tecnologia per mantenere “un ponte” con i ragazzi, la vera preoccupazione è quella di perdere il contatto con chi, tra bambini, ragazzi non ha genitori in grado di offrire strumenti tecnologici, la vostra preoccupazione è questo nuovo gap tra chi può ed ha gli strumenti e chi non può perché non ha gli strumenti. Quei laboratori, di cui anche noi facevamo parte, quegli spazi che permettevano di colmare le distanze tra gli alunni, non sono offerti dalla tecnologia.
Per quanto possa aiutare a sostenere gli sforzi e la passione che mettete nel vostro lavoro, vogliamo dirvi che vi sosteniamo, vi siamo vicini, condividiamo le vostre preoccupazioni e vi ringraziamo per tutto il lavoro e soprattutto vi ringraziamo per come, ancora una volta, vi siete messi tutti in gioco.
Con grande stima
I Trapezisti Danzerini.